RIFLESSIONI A VOCE ALTA: covid-19, donne e smart working

In casa, semmai in uno spazio ricavato, con i bambini che chiedono una risposta ai loro bisogni, una mamma vive divisa tra computer, video conferenza e necessità di dare risposta alle richieste dei figli, la donna si sente ansiosa e, indubbiamente,  oppressa.

 

Come professionisti ci stiamo domandando quanto questo periodo, stia incidendo sulla vita e libertà della donna.

Il coronavirus sta cambiando radicalmente le nostre abitudini e il nostro pensiero,  ma in ugual misura rispetto al genere?

All’interno della famiglia,  certamente non più patriarcale, dove i generi si sono avvicinati,  nella gestione degli impegni, nella condivisione delle mansioni sia dentro che fuori dalla famiglia, la gestione dei figli è comunque,  ancora molto sulle spalle della donna.

Certo non più la donna come “Angelo del focolare”, ma punto di riferimento insostituibile per l’educazione e gestione dei figli stessi.

Nella nostra esperienza, la percentuale di famiglie in cui la gestione dei figli e della scuola, ad esempio, è gestita direttamente dal padre, oppure è suddivisa equamente tra entrambi i genitori, è ancora bassa. 

Mentre è presente una condivisione di valori, intenti e un tacito assenso alle decisione prese dalla mamma; culturalmente questa modalità  è ancora molto forte.

E’ naturale che i genitori rispondano ai bisogni di crescita  dei figli in modo differente e siamo consapevoli anche che in alcune tappe della vita la madre “è maggiormente richiesta” e in altre tappe invece l’intervento del padre è insostituibile.

Ma ovviamente non stiamo parlando di questo.

Non nascondiamoci,  infatti,  che, anche in tempi non emergenziali, come questo che stiamo vivendo, la gestione dei bambini, in particolare se piccoli, sia appannaggio della madre, a volte per volontà del partner, a volte per decisione della mamma stessa, ma non sempre, a volte per precise richieste del mondo del lavoro,  spesso impari rispetto al genere; retribuzione diseguale, tempi del lavoro e tempi di conciliazione diversi, ed ora lo smart working. 

Indiscussa opportunità in questo momento di emergenza,  ha salvato tante situazioni lavorative e familiari, impossibili da gestire diversamente,  ma è veramente un’opportunità continuare stabilmente, come si sta ipotizzando?

Come le richieste del mondo del lavoro incideranno sul lavoro della donna? cosa ci si aspetterà da lei? quali posizione dovrebbe prendere?

Non dimentichiamo che siamo esseri sociali, ci piace guardare direttamente negli occhi l’altro, ci piace, anche nei contrasti, entrare in relazione diretta con l’altro,  ma alcune riflessioni sorgono spontaneamente: Lo smart working è un doppio impegno per la donna?

In casa, semmai in uno spazio ricavato, con i bambini che chiedono una risposta ai loro bisogni, una mamma vive divisa tra computer, video conferenza e necessità di dare risposta alle richieste dei figli, la donna si sente ansiosa e, indubbiamente,  oppressa.

Sappiamo che in molte famiglie, il supporto di entrambi i coniugi è presente,  l’ambiente circostante però è indubbiamente maggiormente “precario” per la madre. Se chiudiamo gli occhi e senza riflettere pensiamo a chi dovrebbe “rimanere a casa” con i bambini in questo momento di difficoltà, istintivamente la figura materna vince.

Ovviamente il suo ruolo è importante e fondamentale, prendersi cura dei figli è un aspetto importantissimo e imprescindibile, è importante seguire questo istinto con una scelta ben precisa di intenti e non per le difficoltà che l’ambiente impone.

Questo momento potrebbe essere anche un’opportunità per riallacciare i rapporti con i propri figli, riallacciare i rapporti con i propri istinti e con i propri tempi: ma tutto questo viene meno se le nostre scelte lavorative e quindi di vita e le preoccupazioni economiche prendono spazio.

 

Mentalmente abbiamo lavorato sul nostro pensiero, non sempre riuscendoci, per dividere il tempo del lavoro dal tempo personale-familiare, con tutte le difficoltà che questa suddivisione comporta, lo smart working può portare la donna indietro in una inevitabile invasione dello spazio personale?

 

Miriam
miriam.cesari@casadellascolto.it