ELABORARE IL LUTTO: COSA SIGNIFICA?

La perdita di una persona cara porta con sé un indicibile dolore,  il momento del lutto non risparmia nessuno nella vita, alcuni non riescono a dimenticarlo, è,  comunque,  per tutti un momento di profondo cambiamento; spesso pensiamo a chi se ne va , ma vorrei pensare a chi resta……

 

In questi mesi così particolari,  in cui, se lo abbiamo voluto, c’è stata maggiormente la  possibilità di pensare, ho avuto modo di parlare con tante persone che, in situazioni anche informali, ma non solo, hanno sentito la necessità,  semmai per la prima volta, di interrogarsi sul senso della vita e, di conseguenza,  sulla morte. 

 

Questo mi ha portato, non solo, a pensare alle mie tante esperienze personali rispetto all’argomento,  ma anche ai miei tanti anni di studio, formazione e approfondimento sul tema; desidero, perciò,  condividere i passaggi e le fasi dell’elaborazione del lutto, non perché conoscere faccia soffrire meno, ma perché avere maggiore consapevolezza aiuta certamente. 

 

La perdita di una persona cara porta con sé un indicibile dolore,  il momento del lutto non risparmia nessuno nella vita, alcuni non riescono a dimenticarlo, è,  comunque,  per tutti un momento di profondo cambiamento; spesso pensiamo a chi se ne va , ma vorrei pensare a chi resta, a chi, spesso da solo, deve affrontare uno dei tanti momenti di passaggio da un prima a un dopo, un rito di passaggio che chi se ne è andato ci fa vivere. 

 

Stare vicino a chi ci lascia ci fa affrontare uno dei temi più duri delle vita, quello della morte, spesso allontanata da noi, dal nostro pensiero,  spesso negato da una società efficiente e superficiale. 

 

Stare al fianco di chi se ne sta andando è un grande atto d’amore, ascoltare, quando possibile, i suoi ultimi ricordi, viverli insieme,  cogliere le sue emozioni, aiuta chi se ne sta andando, ma anche chi resta.

 

Concediamo alla persona che se ne sta andando di renderci partecipe dei suoi ultimi desideri, dei suoi “conti in sospeso” delle sue ultime volontà,  permettiamo anche a noi, che stiamo accompagnando, di perdonare chi se ne sta andando, è un atto finale che dobbiamo a lei e a noi, utile a riattivare,  poi, il ricordo positivo della persona che ci ha lasciato,  è sì un atto d’amore, ma soprattutto di profonda gratitudine, di ringraziamento per chi se ne sta andando di profondo amore,  è un atto conclusivo che permette a chi ci sta lasciando, di chiudere gli occhi in serenità. 

 

Inizia per noi che restiamo, la dolorosa fase del lutto, le emozioni, oltre al dolore per la perdita sono tante: smarrimento,  solitudine, vuoto, tristezza, inizia, perciò   quel rito di passaggio che, in precedenza, abbiamo ricordato come uno dei tanti della vita, uno, certamente,  dei più importanti se chi ci ha lasciato rappresentava per noi un punto fermo e una base sicura.

 

Tanti autori, studiosi hanno approfondito le fasi che caratterizzano l’elaborazione del lutto,  ricordo, una per tutti, Kubler Ross, ma altri, tutti concordano che l’elaborazione del lutto attraversa fasi, differenti per durata e intensità,  ma identificabili in :

La negazione ( non è possibile, no e poi no)

La rabbia ( perché proprio a me, come mai?)

Il patteggiamento ( doveva capitare prima o poi, tutti muoiono)

La depressione ( con la persona che se ne è andata è andata via una parte di me, voglio stare solo)

 

Si dice che la migliore cura è il tempo e, in parte, è vero,  fingere non serve a nulla, occorre elaborare il lutto, ma occorre anche, in questa fase così delicata e difficile, prendere consapevolezza della nostra limitatezza, della nostra vulnerabilità,  occorre lasciar andare e lasciarci andare, non reprimiamo il pianto, il dolore deve essere vissuto, solo così può essere elaborato.

 

Lasciamo andare la persona, ma lasciamoci andare anche noi al pianto, al ricordo, solo così  il lutto diventa, poi, processo di crescita interiore. Il fare finta di niente non ci aiuta, non aiuta la nostra elaborazione interiore,  siamo fragili in questo momento,  non dimostriamoci forti per la paura del giudizio altrui, dimostriamo anche all’altro la nostra vulnerabilità. 

 

Successivamente,  piano piano, dopo questa fase che, per ognuno ha tempi personali e diversi, arriva il momento della rassegnazione, intorno a noi c’è la vita,  il mondo, la persona cara non ne fa più parte, ma noi sì, dobbiamo proseguire nel nostro cammino, cercare un nuovo senso della vita anche senza chi se ne è andato. 

 

È vedere un po’ di luce,  dopo un momento molto doloroso, dopo un momento di lucida riflessione sui valori, sugli affetti, sulle cose che contano; possiamo lasciare andare parti di noi obsolete, che non hanno più senso, possiamo recuperare vecchie idee e progetti, riallacciare rapporti, dare un nuovo senso alla nostra esistenza.

 

L’avere vissuto profondamente il senso della nostra limitatezza del tempo, ci fa scegliere come vivere il nostro tempo, ci fa approfondire il significato e il valore del tempo, il tempo è vita, facciamo in modo che il dolore profondo vissuto ci porti, non solo a ripensare alla nostra vita, ma a riempirla di più significati, a far sì  che, quando giungerà anche per noi il momento della fine, non sia per noi l’elencazione di rimpianti e di rimorsi, ma della gioia per ciò che è stato, di gratitudine per chi ci è stato accanto, e per il tempo, il tanto tempo,  che ci è stato donato, il dono più vero e importante che potevamo ricevere dalla vita. Il tempo è vita. 

 

Daniela

Miriam
miriam.cesari@casadellascolto.it